Spogliarsi e fotografarsi può sembrare facile, ma in realtà non lo è.
Da un lato è un atto assolutamente liberatorio, dall’altro è un atto semplicemente spaventoso.
Togliersi gli abiti permette di andare a vedere cosa c’è sotto la superficie e quello che viene a galla da questo “sotto la superficie” va poi accolto e guardato.
Ho iniziato a fotografarmi nel 2020.
Avevo totalmente perso la percezione del mio corpo, non lo sentivo più.
AVEVO TOTALMENTE PERSO LA PERCEZIONE DI ME.
Se è vero che il corpo è lo specchio dell’anima, per entrare in profondità, per incontrar-mi, ho avuto bisogno di partire dalla superficie, e quindi dal corpo.
Tutta la prima produzione, è sulla ricerca del corpo.
Il corpo, senza se e senza ma, emerge, si mostra, si fa vedere.
In poco più di un anno ho realizzato circa 40 sessioni di autoritratto.
Immagini quasi sempre realizzate tra le mura domestiche e in gran parte con il letto come ambientazione.
Un letto zattera, per viaggiare verso casa.
Un letto isola, per ritrovare le proprie radici.